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curated by Andrea Bruciati 

LA COMUNALE - Contemporary Art Center, Monfalcone-Italy

video Group Show

Catalogue, curated by Andrea Bruciati, 2004
 

Essay by DAVID HUNT  New York City, February 11th, 2004
 

Stefano Cagol, FLUX O (2002) 

From a speeding train, the passing scenery tends to register like a Zoetrope's discontinuous frames: landscape becomes a camouflaged blur, architecture a sooty geometric wallpaper. And since urban stations, especially, tend to be situated in low rent areas, the view is more brick walled penal colony than the rolling grass and quaint haystacks of, say, Millet's pastoral valentine, The Gleaners. Abandoned water-towers, belching smokestacks, and faded billboards, then, are the expected post-industrial fallout of a mid-century urban planning scheme that assumes spit-polished gentrification will take place in the center, and dilapidated bunkers on the periphery. Since we pass by, briefly, rather than through, in the manner of an extended theme park ride, complaints are few, changes almost unheard of. With Stefano Cagol's video Flux O (2002), however, such apathy might reverse. Flux O opens with the alien chatter of what sounds like a swarm of mechanical insects rubbing their wings as they begin to take flight. The syncopated whooshing of the train is speeded up so that sound barriers, dimensional portals, and atmospheric envelopes seem to be pierced and broken in quick succession. The mood is both imminent meltdown and transcendent thrust, a state of ominous nuclear emergency as well as white-knuckled hope that earthbound lift-off or extraterrestrial landing will succeed. I say this because Cagol's video, shot from behind the scratched hieroglyphs on a train's window, is like commanding a starship through a 1970s meteor storm of concrete pillars, graffiti-tagged projects and crumbling prefab warehouses. By doubling the imagery as we pass right through it, buildings are split and penetrated like some meekly resistant jet wash. We hurtle forward at breakneck speed while approaching buildings become cosmic boulders reduced to the supple pliancy of freshly fallen snow. 

While most video artists are obsessed with first-generation edits like looping, erasing, modulating frame speed, and various cut-and-paste relational aesthetics, Cagol has no use for the camera as scalpel, splicing and suturing in a pomo collage. His pov, by contrast, is an impatient sledgehammer, sending seismic waves through each dirt-stained hive in what seems like gleeful aesthetic revenge for congested urban neglect. Watching his video, then, is like donning VR-goggles as one is shot through some extraterrestrial flume, peeling back the gray gloom with omnipotent fingers even as space envelops you. 
 

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Da un treno a tutta velocità, lo scenario che scorre viene percepito come i fotogrammi discontinui di uno zoetrope: il paesaggio diviene un'immagine mimetizzata e sfocata, l'architettura una fuligginosa carta da parati a motivi geometrici. E dal momento che le stazioni urbane tendono ad essere in particolare nelle aree a basso costo edilizio, la vista è su mura di mattoni stile colonia penale, piuttosto che sull'erba ondeggiante e sui pittoreschi covoni di fieno de Le spigolatrici di Millet, tipico biglietto bucolico di S. Valentino. Serbatoi d'acqua abbandonati, ciminiere eruttanti e cartelloni sbiaditi, sono le scorie di un piano di sviluppo urbanistico della metà del secolo scorso, che presume possibile restaurare e ripulire il centro trasformandolo in una zona residenziale, mentre i bunker decrepiti sarebbero rimasti in periferia. Visto che noi passiamo velocemente davanti, piuttosto che attraverso questa scena, come in un giro all'interno di un esteso parco a tema, le lamentele sono poche e i cambiamenti praticamente non percepiti. Nel video di Stefano Cagol Flux O (2002), comunque, questa apatia può essere invertita. Flux O si apre con un vibrare alieno, quasi fosse prodotto da uno sciame di insetti meccanici che strofinano le loro ali mentre prendono il volo. Il rumore sincopato del treno viene velocizzato al punto che le barriere sonore, i portali dimensionali e gli involucri atmosferici sembrano essere perforati e rotti in rapida successione. L'atmosfera è quella di un'imminente fusione e di una spinta trascendente, uno stato di sinistra emergenza nucleare così come di disperata, estrema speranza che il decollo terrestre o l'atterraggio extraterrestre riescano. Dico questo perché il video di Cagol, girato da dietro i geroglifici incisi sul finestrino di un treno, è come guidare, negli anni '70, una navicella spaziale attraverso una tempesta di meteore di pilastri di cemento, projects marchiati da graffiti e magazzini prefabbricati in rovina. Con la duplicazione delle immagini al nostro passaggio, le costruzioni vengono tagliate e penetrate come fossero getti d'acqua poco resistenti. Sfrecciamo in avanti a velocità folle, mentre le costruzioni divengono massi cosmici ridotti alla arrendevole cedevolezza della neve appena caduta.

Mentre la maggior parte degli artisti che producono video sono ossessionati dalle tecniche di montaggio di prima generazione, come il looping, la cancellazione, la modulazione della velocità nelle inquadrature e altre estetiche simili al taglia-incolla, Cagol non usa la telecamera come uno scalpello, per giuntare e suturare in un pomo collage. Il suo pov, per contrasto, è un martello inarrestabile che invia onde sismiche attraverso ogni sudicio alveare, in quella che sembra essere una esultante vendetta estetica a riscatto della congestionata incuria urbana. Guardare questo video, dunque, è come mettersi dei VR glasses mentre si viene lanciati attraverso un condotto extraterrestre, grattando via la grigia tetraggine con dita onnipotenti, anche mentre lo spazio ti avvolge.
 

* Zoetrope: zootropo (ita), inventato nel 1834 da William George Horner, primo esempio di macchina per creare un'immagine in movimento.
* Le spigolatrici: Les Glaneuses (fr), dipinto del 1857 di Jean-François Millet (1814-1875).
* Projects: edifici newyorkesi ad alta densita abitativa.
* Pomo: post-modern.
* Pov: point of view, punto di vista.
* VR glasses: virtual reality glasses, occhiali per la realtà virtuale.
 
 

 

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