Stefano Cagol, SUPERFLUG IPPEART, 2007, action, 16 letters, cardboard, Bolzano / Bozen


























 



> Workshop / Action

Stefano Cagol: Combinations Game
MUSEION SUMMER LAB

Anna Lea – Shadi – Elena – Martina –
Sandra – Greta – Athanas – Matteo –
Chiara – Sophie – Jonas – Jakob –
Eliana – Hannah – Eleonora – Gabriel –



A cura di / curated by Michael Giacomozzi

16 – 20 luglio / July, 2007

Museion
Museo di Arte Moderna e Contemporanea
Museum of Modern And Contemporary Art
Bolzano / Bozen






Trough a workshop and an action, the project puts makes reflect about the constant presence of symbols and slogans in the shaping of our actual culture and suggests a new lexicon created by young people as the representatives of the new.

During a workshop, the students are invited to re-think writings and images that  are around us every day and to select the letters that they will then bring out on signboards into the streets of the city as if they were a demonstration or sit-in, to decide of the message will be the one who is usually part of the audience. Thanks of this, it will be a free, mutable, restless message.



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Attraverso un workshop e una action, il progetto pone fa riflettere sulla presenza di simboli e slogan nella formazione della cultura attuale e propone un nuovo lessico creato dai ragazzi come rappresentanti del nuovo.

Durante un workshop i ragazzi sono invitati a ripensare le scritte e le immagini che li circondano ogni giorno fino a creare le lettere che poi porteranno fuori su cartelli per le della città, come in una manifestazione o un sit-in politico, dove però a decidere il messaggio sarà chi di solito è nel pubblico. Sarà per questo un messaggio libero, mutevole, irrequieto.



"Ho stimolato i ragazzi a giocare con le parole e le immagini che sono attorno a loro per andare oltre al loro significato e trovare nuove combinazioni, un loro ri-utilizzo inaspettato e personale. I media, i simboli, i segnali, gli slogan che ci circondano non sono allora assorbiti passivamente, ma vengono compresi e fatti divenire parte della propria comunicazione, in modo cosciente.

I ragazzi hanno lavorato principalmente in maniera individuale proprio per favorire un approccio personale, ma è sempre stato importante il confronto perché con parole e immagini si comunica agli altri.


L’impatto con l’universo mediatico  il primo giorno è stato immediato: ho chiesto loro di unire parole e immagini prese da quotidiani e riviste. E il risultato è stato fin da subito interessante perché ognuno ha trovato una propria chiave d’unione.
Quindi siamo andati in centro città e i ragazzi hanno individuato e fotografato le infinite scritte e simboli che ci circondano ogni istante.
Infine hanno giocato ripetendo graficamente una parola sul foglio, usandola come immagine, come modulo ripetuto.

Il secondo giorno ho portato le mie spille, parte della mia recente ricerca che unisce il termine ‘flu’ – l’abbreviativo dell’inglese “influence” ad evocare un’influenza fisica e mentale – con altri termini creando una mappatura di ciò che ci influenza: art flu, techno flu, media flu, bomb flu…
Hai ragazzi ho chiesto di creare dei cerchi con i loro giochi di parole, con la “loro” scelta il giorno prima, ripetendo quindi uno stesso concetto in diversi contesti o la stessa parola in diversi abbinamenti “inediti”.
Hanno poi creato un collage più ampio, partendo da grandi manifesti, dai quali hanno preso parole, immagini, o solo i colori trovando le proprie forme.

La dimensione di lavoro il terzo giorno è diventata davvero esagerata e per la prima volta i ragazzi hanno lavorato tutti insieme ad un enorme collage con parole e immagini e solo alla fine hanno potuto vedere le combinazioni nate dall’interazione con gli altri. In quest’occasione hanno anche ritagliato le “proprie” parole e hanno lavorato in maniera molto “fisica” con la colla e la carta.
L’altra parte del lavoro è stata al contrario di precisione. E’ stato chiesto loro di preparare le grandi lettere per la performance del giorno successivo.

Il quarto giorno alle loro immagini delle parole e delle immagini scattate in città il primo giorno è stato chiesto di combinare figure e parole che evocassero quanto contenuto nella foto.
Hanno quindi preso le loro lettere preparate il giorno prima, precise, lineari in stampatello maiuscolo nero su cartoncino, e si sono avviati in centro città dove hanno creato le loro parole, ma anche combinazioni di lettere casuali come di un nuovo lessico pronto a sovrapporsi nella realtà quotidiana al bombardamento di scritte che ci circonda.

L’ultimo giorno i ragazzi hanno dovuto allestire la mostra delle loro opere realizzate durante il workshop. Hanno così preso coscienza del valore di quanto creato e allo stesso tempo si sono dovuti confrontare con lo spazio non convenzionale dell’allestimento avvenuto nel cortile interno tra Museion e Università." 

Stefano Cagol, 20 luglio 2007






Stefano Cagol
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