> GOLDFISH ON THE BRIDGE

curated by  Letizia Ragaglia

Public Art Project

Druso Bridge, Bolzano-Italy 

Brochure, 2001
 

Essay by LETIZIA RAGAGLIA
 

"Form follows fiction" afferma Jeffrey Deitch, già autore della felice etichetta "posthuman", suggerendo un percorso di lettura dell'arte dell'ultimo decennio, dove il confine tra realtà e finzione si fa sempre più sottile e permeabile. Le opere di Stefano Cagol non mancano di rispondere a tale appello: le sue fotografie e i suoi video mettono in scena modalità "fictional", che però non rinviano ad una dimensione fantascientifica, lontana nel tempo e nello spazio, bensì ad aspetti esperibili nel nostro quotidiano. Nel suo lavoro situazioni ordinarie, episodi ed oggetti appartenenti alla sfera del banale vengono indagati tramite simulazioni fittizie o rielaborazioni successive: senza enfasi, ma solamente attraverso minimi scarti e straniamenti, che si concentrano su estrapolazioni di realtà. Finita l'era di aneliti totalizzanti ed aspirazioni onnicomprensive, l'arte si concentra su particolari insignificanti, cerca dettagli in luogo di ampie panoramiche. Così, anche Stefano Cagol predilige tagli insoliti e inquadrature ravvicinate per ricomporre il suo mondo estetico, in cui artificiale e reale si mescolano, sovente indistinguibili. Fotografia e video sono estremamente funzionali all'indagine intrapresa dall'artista trentino, in quanto permettono dei prelievi di brandelli di realtà e favoriscono il dominio della parte sul tutto. Il suo lavoro partecipa alla sintesi che si compie oggi tra gli anni Settanta, che hanno rivalutato la fotografia e il filmino amatoriale, l'album di famiglia e il video delle vacanze, scoprendo in essi delle inedite proprietà concettuali e i decenni successivi che hanno ridonato la giusta valenza alle proprietà formali e materiali. Il nostro gusto e quello degli artisti si è formato in un contesto capillarmente intriso dall'uso di macchine fotografiche e cineprese: ma lo scarto tra il lavoro amatoriale e quello artistico oggi non sta solo nella padronanza della tecnica, bensì nell'elaborazione emotiva. Gli interventi basati su prelievi, decontestualizzazioni e rielaborazioni di resti della memoria o di realtà e situazioni quotidiane sono accompagnati da una complessa ricchezza d'articolazione e implicano un'alta forma di controllo delle cariche emotive. In sintonia con questa tendenza, una delle caratteristiche della produzione artistica di Stefano Cagol risiede proprio nella perdita della dimensione d'origine degli oggetti individuati, al fine di stimolare un approccio soggettivo: dilatandosi nello spazio tecnologico gli oggetti assumono inedite connotazioni, che si rinnovano incessantemente nelle proiezioni individuali apportate dai singoli fruitori. Parimenti nelle opere di "Goldfish on the bridge", realizzate per la Galleria Les Chances de l'Art in continuità con il progetto ideato da Cagol per l'iniziativa "Ponti d'artista" della città di Bolzano, prevale una dimensione "sentimentale", una sospensione effettiva e metaforica dell'oggetto, che entra in un contatto emotivo con quello che lo circonda. Il punto di partenza dei lavori è dato da immagini di pesci rossi scattate dall'artista, che in seguito vengono debitamente rielaborate al computer ottenendo una dilatazione spazio-temporale. La rielaborazione permette un rapporto modificato con l'esistente: il concetto di spazio fisico si amplia a quello di spazio virtuale, mentre al concetto di tempo misurabile e quantificabile se ne sovrappone uno fluido, indefinibile. Il liquido, in cui sono immersi gli animaletti, diventa uno sfondo luminoso e riflettente, sul quale essi si stagliano per contrasto con contorni ben definiti proponendosi in pose sempre nuove ed accattivanti, che danno luogo a molteplici giochi di luce ed ombra. Il trattamento digitale non inficia la natura prettamente fotografica dei lavori: le manipolazioni al computer non si risolvono in un "pennello tecnologico" che conferisce alle immagini le leggi della pittura, bensì continua a predominare la logica della fotografia. Le opere di Cagol si comportano come le fotografie "tradizionali" nello stabilire un rapporto emotivo e rivelatore nei confronti del mondo. Nel caso specifico dei pesci rossi, la loro semplice e quieta presenza si carica di un remoto significato simbolico. Il loro lento fluttuare nello spazio non solo contrasta con i ritmi frenetici delle feste natalizie, ma lancia anche un implicito beneaugurante messaggio: infatti, questi comuni animaletti oltre a riecheggiare attimi di gioia legati al mondo della nostra infanzia, richiamano inoltre una densa simbologia orientale, in cui vengono diversamente associati a pace, ricchezza e prosperità.
 
 

>>>
 
 

"Form follows fictions" behauptet Jeffrey Deitch, bereits Autor der treffenden "posthuman" Bezeichnung, indem er einen Weg des Kunstverständnisses des letzten Jahrzehnts sugeriert, wo die Grenze zwischen Realität und Fiktion immer subtiler und permeabler wird. Die Werke von Stefano Cagol unterlassen es nicht diesem Aufruf zu folgen: seine Fotografien und seine Videos inszenieren "fiktional" Modalitäten, die aber nicht auf eine von Zeit und Raum entfernte Dimension hinweisen, sondern auf versuchbare Aspekte unseres Alltages. In seiner Arbeit werden alltägliche Situationen, Episoden und Gegenstände des Banalen durch fiktive Simulationen oder späteren Überarbeitungen erforscht: ohne Emphase, sondern nur durch minimale Abweichungen und Entfremdungen, die sich auf die Extrapolation von Realität konzentrieren. Vorbei die Ära der totalisierenden Sehnsucht und der allumfassenden Bestrebungen, konzentriert sich die Kunst auf unscheinbare Einzelheiten, sie sucht Details anstelle von weiten Panoramiken. So bevorzugt auch Stefano Cagol seltsame Ansichten und nähergerückte Aufnahmen um seine ästethische Welt wieder zusammenzufügen, in der sich Artifizielles und Reales, oft ununterscheidbar, vermischen. Fotografie und Videos sind extrem funktionell in der Ermittlung des Trentiner Künstlers, insofern sie ihm Ausschnitte von Teilen der Realität erlauben und die Herrschaft des Einzelteiles auf das Ganze begünstigen. Seine Arbeit nimmt an der Synthese teil, die heute stattfindet zwischen den Siebziger Jahren, die die Fotografie und den Amateurfilm, das Familienalbum und das Ferienvideo aufgewertet haben, indem in diesen neue konzeptuelle Prioritäten entdeckt wurden und den darauffolgenden Jahrzehnten, die den formalen und materiellen Eigenschaften die richtige Valenz zurückgegeben haben. Unser Kunstgeschmack und der der Künstler, hat sich in einem Umfeld gebildet, der kapillar vom Gebrauch der Fotoapparate und Kameras geprägt ist: aber der Unterschied zwischen Amateurarbeit und künstlerischer Arbeit besteht heute nicht nur in der Beherrschung der Technik, sondern in der emotionalen Bearbeitung. Die Eingriffe, die auf  Ausschnitte, Entwurzelungen und Überarbeitungen von Erinnerungsresten oder von Realität und alltäglichen Situationen fussen, werden von einer üppigen Komplexiät von Artikulationen begleitet und schliessen ein starke Form von Kontrolle der emotionalen Kräfte ein. Im Einklang mit dieser Tendenz besteht eine der Charakteristiken des künstlerischen Schaffens von Stefano Cagol im Verlust der Originaldimension der individuierten Objekte, um einen subjektiven Annäherungsversuch zu fördern: indem sich die Objekte im technischen Raum weiten, erlangen sie neue Merkmale, die sich ununterbrochen in der individuellen Projektion der einzelnen Betrachter erneuern. In den Werken "Goldfish on the bridge", für die Galerie Les Chances de l'Art realisiert,  in Zusammenhang mit dem von Cagol erdachten Projekt für die Initiative "Künstlerbrücken" der Stadt Bozen, sticht ebenfalls eine "sentimentale" Dimensin hervor, eine effektive und metaphorische Suspension des Objektes, das in einen emotionalen Kontakt mit dem was es umgibt tritt. Der Ausgangspunkt der Werke sind Bilder von roten Fischen, die der Künstler selbst geknipst hat, daraufhin werden sie gebührend am Computer überarbeitet und sie erhalten so eine Raum - Zeit  Dilatation. Diese Neubearbeitung erlaubt ein verändertes Verhältnis mit dem Existierenden: das Konzept von physischem Raum weitet sich zu virtualem Raum, während sich dem Konzept von berechnender und quantifizierbarer Zeit das Konzept von fliessender undefinierbarer Zeit überlagert. Die Flüssigkeit, in der die Tierchen schwimmen, wird zu einem hellen und reflektierenden Hintergrund, auf dem sie sich aus Kontrast mit genauen Umrissen hervorheben und sich in immer neuen und gewinnenden Posen zeigen, die zu unzähligen Licht-und Schattenspielen werden. Die digitale Bearbeitung entwertet nicht die rein fotografische Natur der Werke: die Computermanipolationen lösen sich nicht in einen "technologischen Pinsel" auf, der dem Bild die Regeln der Malerei verleiht, sondern es dominiert weiterhin die Logik der Fotografie. Die Werke von Cagol verhalten sich wie die "traditionellen" Fotografien und stellen ein emotionales und aufschlussreiches Verhältnis gegenüber der Welt dar. Im spezifischen Fall der roten Fische, nimmt ihre einfache und ruhige Präsenz einen weit zurückliegenden symbolischen Sinn an. Ihr langsames Wogen im Raum widerspricht dem hektischen Rhythmus der Weihnachtsfeste, aber strahlt auch gleichzeitig eine wohlwünschende Botschaft aus: in der Tat erinnern uns diese gewöhnlichen Tierchen an glückliche Kindheitsaugenblicke, aber auch darüberhinaus an eine bedeutungsvolle orientalische Symbolik, wo sie unterschiedlich Frieden, Reichtum und  Überfluss darstellen.
 

 

©2004 Stefano Cagol - Home -